Il Fileteado (in spagnolo letteralmente “filettato”) è uno stile artistico della pittura e del disegno tipico della città di Buenos Aires, in Argentina, che nel 2015 è stato dichiarato patrimonio culturale immateriale dell’umanità dal Comitato Intergovernativo per la Salvaguardia dell’UNESCO.
Utilizza colori accesi, linee che diventano spirali, la simmetria, ombre e prospettive che creano effetti tridimensionali, in genere con stilizzazioni di foglie, animali, cornucopie, fiori, bandierine e pietre preziose.
Il Fileteado nasce a Buenos Aires verso la fine del XIX secolo come un ornamento per abbellire i carretti che trasportavano alimenti e con il tempo è diventata una vera arte pittorica della città, tanto da diventare un emblema che la rappresenta, con uno stile tipicamente argentino, frutto di contaminazione di stili degli immigranti europei e del patrimonio creolo.
Il pittore che decorava i carri veniva chiamato fileteador, perché utilizzava pennelli a pelo lungo para filetear, “per filettare”. La parola filete, “filetto”, viene dal latino filum e indica in arte una linea sottile che serve da ornamento.
I primi “fileteadores” (coloro che eseguivano i disegni) che si conoscano sono Salvador Venturo, Vincente Brunetti e Cecilio Pascarella, tutti e tre di origine italiana.
In seguito quest’arte è stata utilizzata per decorare le carrozzerie di autobus, camion, e automobili. Il boom arriva alla fine negli anni ‘70/’80 e con gli anni ha preso sempre più piede anche per decorare insegne o pannelli per l’allestimento di locali o negozi.
Nel 1999 il famoso fileteador Alfredo Genovese è stato chiamato per creare una pubblicità ad un canale televisivo argentino usando la tecnica del body painting, dipingendo con il fileteado il corpo delle modelle.
Nel 2008 quest’arte è stata lanciata anche nel mondo dei tatuaggi.